Messico: modernità e tradizione di un Paese a due facce

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Il Messico è una terra piena di contrasti, di passione, e lirismo. Tra anima barocca e cuore indio, tra modernità e tradizione, ha sempre conosciuto un destino estremo: grandioso e insieme miserabile, fatto di polvere e di oro. La messicanità è infatti allegria prorompente ma è anche rimpianto, malinconia, senso di una perdita originaria.

Città del Messico, “el Monstruo”, cuore pulsante dello Stato, con i suoi 22 milioni di abitanti rappresenta la megalopoli più grande del pianeta. Templi aztechi, cattedrali barocche, oasi verdi: all’interno del suo delirio architettonico conserva le opere dei più famosi muralisti, da Rivera a Orozco, e costituisce un eccezionale esempio di questa terra multiforme, magistralmente rappresentata anche dall’affascinante pittura di Frida Kahlo, dalla pungente scrittura di Carlos Fuentes e dall’impareggiabile poesia di Octavio Paz.

Proseguiamo con il Messico da cartolina, quello fatto di mondanità, di spiagge bianche e dei maya dello Yucatàn. Itinerari che ripercorrono i luoghi dove vissero le antiche civiltà degli Olmechi, Zapotechi e Maya, con le città di Oaxaca, Palenque, Chichén-Itzà, e quello tutto mare, spiagge e divertimento, con Cancùn e Cozumel.
Ci possiamo spingere fin dove natura e storia si sono date appuntamento: lagune e spiagge bianche, laghi sotterranei e grotte, ma anche fortezze, chiese e villaggi indios.

Testimonianza di un passato di guerra e di fede. Viaggi alla ricerca delle memorie di pietra della civiltà Maya, con la sua architettura grandiosa e colossale che ha creato le più imponenti costruzioni realizzate dall’uomo nell’antichità, vere e proprie montagne artificiali. Sono le piramidi, gli altari sacrificali, i tesori e i templi alla cui bellezza fanno da sfondo la giungla e un mare blu, intenso che si stempera nel turchese. Le spiagge, le scogliere a picco sul mare hanno in nomi suggestivi di animali e divinità Maya, la loro bellezza stordisce: lunghe, sterminate, di fine sabbia bianca che il solo tropicale scalda ma non arroventa.

Spiagge ombreggiate da palme maestose che si specchiano nelle acque cristalline che hanno il potere taumaturgico di rilassare alle prime immersioni. E poi c’è l’altro Messico che sprofonda nel Sud, a ridosso del confine con Guatemala e Belize. Il Messico per moti aspetti sconosciuto, integro, più nascosto e segreto, lontano della rotte tradizionali e proprio per questo più vero, che si snoda attraverso città, paesi e villaggi che qualche volta sono solo un puntino minuscolo sulla carta geografica e dove il turismo dei grandi numeri non è ancora arrivato. L’anima del Paese si riconosce soprattutto nei piccoli centri, infatti come avessero fatto un patto col tempo, circondati da paesaggi di rara bellezza.
E’ questo il Messico più autentico, il Messico romantico. Lontano dalla luci e dai resort sopravvive un modo fatto di tradizioni millenarie, eredità della grande e fastosa civiltà Maya. Vivere il Messico è anche godere dei colori dell’abbondanza, quelli della cucina messicana con le sue delizie e ricette, dove si fondono come in un grandioso abbraccio, le tradizioni ispanica, indie a maya. All’ombra di patii e cortili, bevendo mezcal e tequila si viaggia tra i sapori forti di peperoncino ed enchiladas, tacos e fagioli neri, pesce marinato e dolci dei morti. I piatti vengono preparati con gesti attenti, silenziosi, solenni come per una cerimonia.

Il Messico è dunque questo: una grande frontiera, un suggestivo puerto escondido dove riprendersi il proprio senso di libertà e rinascere così a nuova vita.

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