Craco, il suggestivo borgo fantasma

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Craco, un paese fantasma di origine medievale, abbandonato nel 1969 dalla popolazione locale, trasferitasi più a valle nel nuovo comune Craco Peschiera, in seguito all’ultima di una serie di frane che interessarono il territorio.

Il borgo è caratterizzato da una bellezza scenografica davvero unica, circondato com’è da paesaggi che si presterebbero efficacemente ad ambientazioni da film western. E non a caso diversi registi l’hanno trasformato in set cinematografico per girare le loro pellicole. Tra queste Kink David (1985) di Beresford, La Lupa (1996) di Lavia, Terra bruciata (1999) di Segatori, fino al più recente La passione di Cristo (2004) di Mel Gibson che qui ha ambientato la scena dell’impiccagione di Giuda.

Il borgo lucano non è visitabile dall’interno in quanto vige il divieto d’ingresso per la pericolosità della case diroccate e l’instabilità del terreno, ma il colpo d’occhio dall’esterno, un po’ spettrale ma decisamente attraente, è comunque notevole. Un groviglio di cunicoli, scalinate e case che si attorcigliano intorno alla possente torre normanna, che sorge a picco su un profondo precipizio, e al campanile della chiesa Matriche di San Nicola, di fronte alla quale furono fucilati, nell’ambito delle rivolte post-unitarie, una ventina di briganti.

Secondo la leggenda il borgo è legato alle gesta dei Templare e infatti si racconta che vi giunse ferito San Vincenzo martire, patrono della cittadina, insieme a San Maurizio, proprio dopo uno dei viaggi in Terra Santa nel periodo delle crociate. D’altronde la città ha avuto un fiorente passato – nel 1276 divenne sede universitaria – ravvisabile anche nella sontuosità di alcune delle sue architetture. Un patrimonio storico-artistico, inserito peraltro per il 2010 nella liste dei luoghi da salvaguardare nel mondo redatta dalla World Monuments Funds, che fortunatamente oggi, grazie al progetto “Craco Ricerche” non rischia di andare perduto.

Il progetto ha, infatti, richiamato l’attenzione della comunità scientifica internazionale diventando un laboratorio a cielo aperto per esperti geologi che monitorano i movimenti del terreno con sofisticate apparecchiature. Il tentativo sarà nei prossimi anni quello di recuperarlo, se non di nuovo come nucleo abitativo, almeno come parco museale.

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