La costruzione della Certosa di Padula o di San Lorenzo (situata in Campania, provincia di Salerno), cominciò nel 1306 ad opera di Tommaso Sanseverino, conte di Marsico e signore dei Vallo di Diano, sotto la supervisione organizzativa dei Priore della Certosa di Trisulti (Frosinone).
Della struttura iniziale in Certosa resta ben poco, come lo splendido portone della chiesa datato al 1374 e le volte a crociera della chiesa stessa. Dopo il Concilio di Trento (metà dei XVI sec.) furono iniziate le opere di ampliamento che portarono a modificare l’antica struttura trecentesca.
In quegli anni, tra l’altro, ci furono pure dei lavori che poi consentirono la realizzazione dei Chiostro grande e dello scalone ellittico. Gli ultimi interventi si registrano nel XVIII sec., cui fanno capo la costruzione del Refettorio e le decorazioni a stucco di diversi ambienti.
Certosa di Padula, la parte esterna
La certosa consta di un grande cortile rettangolare dove erano ospitate buona parte delle attività produttive, necessari alla sussistenza stessa della comunità. Qui si trovavano le stalle, i depositi, la lavanderia, i granai, i forni, le cantine ed il frantoio.
Dalla parte opposta a quella dell’ingresso c’è la Facciata, di impostazione tardo manierista, il cui Portone veniva varcato da pochissimi.
La vita claustrale teneva i monaci alla completa solitudine dunque in Certosa solo pochissimi eletti venivano ospitati: tra questi, e comunque in casi eccezionali, religiosi e nobili illustri. I padri certosini mangiavano ognuno nella propria cella.
Il giardino della Certosa
L’aspetto attuale dei giardino non è quello della sistemazione settecentesca, in particolare a causa degli interventi effettuati durante le due guerre mondiali per la istituzione dei ricoveri dei prigionieri.
D’altro canto negli anni Cinquanta l’Amministrazione provinciale cercò di dargli una ringiovanita con la creazione di alcuni viali a siepi sul modello dei giardino all’italiana, creando in questo modo un vivaio e un viale di maestosi cipressi.
Accanto a quest’area oggi coltivata a foraggere si può fare ammirazione dei resti di un viale pieno di ciottoli di collegamento con la Cappella della Maddalena, fatta a ridosso dei muro di cinta, e i piloni dell’antico acquedotto che dava l’acqua al mulino e ai frantoi.